Glossario scale

Di seguito una guida alla comprensione dei termini tecnici più usati quando parliamo di scale. Questa guida può tornare utile anche nel nostro rapporto con voi clienti e comprende anche alcuni consigli per avere una scala comoda.

La guida è concepita in modo da essere letta in sequenza (ma non è necessario) e per aiutarci abbiamo voluto usare direttamente un paio di esempi che fanno riferimento a vere realizzazioni. Ogni scala è accompagnata dal disegno tecnico in CAD adattato per questo scopo.

Indice dei termini:

Rampante Gradini sfalsati Altezze Foro soletta
Alzata Gradino di invito Struttura portante Vano scala
Pedata Pianerottolo Ringhiera Tromba della scala
Sormonto Piè d'oca Larghezze Sottoscala

 

Esempio n° 1 

La scala qui sotto è del tipo a giorno (per esterni, con alcuni accorgimenti specifici richiesti dal committente, come descritto qui) con struttura portante a monotrave centrale (un tubo di ferro a sezione quadrata 120 x 120 mm). Le fotografie sono state scattate nel cantiere ancora aperto ai lavori.

Cliccate per ingrandire le immagini: 


Esempio n° 2

La scala seguente è del tipo a giorno a gradini sfalsati a monofascia laterale in Acciaio INOX (per altre fotografie della stessa scala clicca qui).

Cliccate per ingrandire le immagini: 

 

Partendo dal primo esempio abbiamo dunque che:

 

Rampante:

Per rampante (o rampa di scala o rampa di gradini) intendiamo un blocco di scala costituito da una successione ininterrotta di gradini. La 'successione' si considera interrotta, quando ad esempio siamo in presenza di una svolta e abbiamo quindi un rampante fino alla svolta e uno dopo la svolta. Per esempio un rampante può essere quello compreso tra due pianerottoli

Per sfruttare direttamente i due esempi: nel primo la scala si considera a tre rampanti (il terzo rampante, di sbarco, è molto breve); mentre la scala del secondo esempio è a rampa diritta, unica, quindi si può anche dire che è una scala formata da un unico rampante. 

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Alzata:              

L'alzata, come si vede nel disegno del primo esempio, è la misura presa in altezza tra un gradino e l'altro. Un'alzata, per risultare comoda, deve misurare tra i 17 e i 19 cm circa. Si può anche arrivare fino ai 22-23 cm (per scale che si considerano già ripide) ma in linea generale si deve considerare che più la misura cresce più diventa importante considerare anche la lunghezza di un rampante: alzate molto spinte possono essere accettabili su rampanti brevi, come nel secondo esempio, mentre più è lungo il rampante, più l'alzata (se molto alta) contribuisce a rendere la salita faticosa e di conseguenza meno sicura.

Alzate basse, diciamo dai 17 cm circa in giù, non presentano difficoltà nella salita (anzi agevolano chi ha difficoltà motorie) ma a qualcuno possono non piacere (perchè si alzano i piedi meno di quello che uno vorrebbe o che è abituato a fare). Ma in particolare un'alzata bassa implica un maggior numero di gradini per coprire la stessa altezza; mettere più gradini vuol dire che si deve avere più spazio a disposizione, ed ecco allora che una scala con le alzate basse è più spesso una scala di una certa importanza oppure indicata per luoghi aperti al pubblico.

Entrambi gli esempi poi (anche se nel primo esiste un supporto in metallo per il gradino) rappresentano delle scale che si definiscono ad alzata aperta, questo perchè lo spazio in altezza tra due gradini è sostanzialmente libero alla vista frontale, un esempio di alzata chiusa lo si può vedere qui dove chiaramente fino ad una certa altezza (dal pavimento) le alzate sono chiuse per poi diventare aperte nel tratto finale del rampante. Un bel esempio di scala completamente ad alzate chiuse è questa.

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Pedata:

Anche se talvolta il termine 'pedata' viene usato come sinonimo di gradino, per noi la pedata è la zona utile e calpestabile (dove mettiamo i piedi) dello stesso. Nel primo esempio, potremmo anche parlare (un poco impropriamente) di pedata in gomma mentre il gradino è in ferro (costruito a "vaschetta", per contenere la gomma). In realtà il gradino è tutto l'insieme: la parte in gomma più il ferro ripiegato a vaschetta.

Se intendiamo la pedata come la zona utile e calpestabile del gradino allora possiamo definire la dimensione della pedata come la profondità, vista in pianta, di un gradino prima di incontrare il successivo (esattamente come è indicato nel disegno del primo esempio). 

Una scala comoda per una abitazione solitamente ha pedate che misurano tra i 24 e i 28 cm, misure come 23 cm o meno sono ancora accessibili, ma più difficoltose da approcciare. Misure superiori vanno bene per scale nei luoghi aperti al pubblico. Ma è si deve tener conto che pedate troppo grandi possono risultare "problematiche" perchè rischiano di impacciare i movimenti se superano (o arrivano al limite) del passo medio di una persona.

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Sormonto: 

In diretto collegamento con la pedata abbiamo il sormonto, che è la parte tra due gradini che sormonta (che si sovrappone). Detta in altro modo, se guardiamo frontalmente un gradino (come quando saliamo la scala) si considera come sormonto quella parte (e solo quella) che finisce sotto il gradino successivo.

Quando l'alzata è aperta (o libera) si ha di solito il massimo sormonto, mentre con le alzate chiuse, lo spessore longitudinale stesso dell'alzatina (il particolare messo a chiudere l'alzata) riduce il sormonto. Il sormonto può anche essere di zero centimetri, come in caso di scale o rivestimenti particolari (di solito per pura scelta di design) ma il fatto che il piede non abbia davanti a sé un certo margine (rispetto alla pedata utile) potrebbe rendere un attimo incerta la salita. E questo vale maggiormente quando la pedata è piuttosto corta; in questo caso l'avere un sormonto, anche se poi non ci finisce davvero il piede, permette di sentirsi più liberi nella salita.

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Gradini sfalsati (o pedate sfalsate):

Nel secondo esempio è ritratta una scala a gradini sfalsati che talvolta vengono chiamate anche scale "alla marinara" (poichè sono soluzioni adottate anche in ambito nautico). Dal dizionario sfalsare significa: "collocare più oggetti in modo che non siano allineati" che in effetti è quello che succede. Partendo dal principio che si salgono le scale a piedi alternati, qualcuno ha avuto l'idea di "sfalsare" i gradini in modo che la metà destra o sinistra (vista frontalmente) di un gradino, soppravanzi fino a circa metà pedata del gradino che lo precede, questo in modo alternato (il disegno in pianta del secondo esempio aiuta a chiarire meglio la cosa).

Quello che si ottiene è che si riesce quasi a ridurre della metà l'occupazione in pianta di una scala. Naturalmente, si ottengono delle scale ripide (molto inclinate in salita) ma che permettono di salire anche ad altezze normali in condizioni di effettiva carenza di spazio.

Mentre la salita risulta abbastanza naturale, a parte un attimo di incertezza di fronte alla scelta del piede giusto, più attenzione deve essere posta nella discesa; spesso l'alzata non proprio bassa è quello che ci rende più insicuri. Ma vi possiamo assicurare che la scala mostrata come esempio è assolutamente utilizzabile con tranquillità, inoltre essendo "compatta" (corta) si ottengono notevoli rigidità e stabilità.

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Gradino di invito:

Spesso il gradino di ingresso alla scala (il primo gradino della stessa) ha dimensioni leggermente maggiori di quelli subito successivi, ma lo chiamiamo di invito quando oltre ad essere più grande è anche sagomato per agevolare e indirizzare ("invitare") direttamente verso la scala. Di solito è una soluzione che si adotta con scale più ampie e o importanti e quando non ci sono limiti di spazio alla partenza della scala.

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Pianerottolo: 

E' semplicemente un gradino più grande, di solito di forma quadrata o rettangolare, usato tipicamente in corrispondenza di una svolta della scala. Quando è inserito per interrompere un rampante di una scala (più spesso in luoghi pubblici, vedi ad esempio questa nostra scala elicoidale per centro congressi) viene definito anche come pianerottolo intermedio di riposo. La cui funzione è quella di permettere una breve sosta per riposarsi o per far passare un'altra persona con maggiore comodità e sicurezza. 

Nel caso di una svolta sarebbe sempre da preferire un pianerottolo all'uso dei piedi d'oca, perchè è maggiormente agevole; ma nel caso delle normali abitazioni, con vani scala limitati, l'uso di un  pianerottolo è spesso impraticabile.

Con il termine pianerottolo può anche essere chiamata un'appendice del pavimento che si prolunga nel vuoto (per esempio sul foro di passaggio di una scala sottostante). Vi si può ad esempio appoggiare la partenza della scala o, viceversa, se è posto all'arrivo è dove poi possiamo sbarcare. Se poi prendiamo ad esempio le scale a chiocciola, l'ultimo gradino è normalmente chiamato pianerottolo di sbarco.

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Piè d'oca (gradino a piede d'oca e gradino a ventaglio):

Il nome piè d'oca lascia subito intuire la derivazione, basta solo immaginarsi i "piedi" (le zampe) di un oca; noi usiamo di solito la forma estesa: piede d'oca. In sostanza sono chiamati così i gradini angolari di una scala, che sono quelli che ci permettono di svoltare (vedi anche alla voce pianerottolo). Se guardiamo il primo esempio, il secondo e terzo gradino (alla partenza) sono appunto dei piedi d'oca (ma in questo caso, essendo solo due gradini angolari, noi li chiamiamo anche metà pianerottolo). Nel caso delle scale a chiocciola a pianta quadra tutti i gradini sono di fatto dei piedi d'oca, ma nel caso delle scale a chiocciola a pianta tonda è più esatto chiamarli gradini a ventaglio (la forma immaginata è sempre all'orgine del termine).

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Altezze (varie):

Nel primo esempio abbiamo chiamato (per comodità) H1 la misura più importante, che è quella che và dal pavimento di partenza al pavimento di arrivo e che deve comprendere lo spessore della pavimentazione finita (che sia di ceramica, parquet ecc). Con H2 abbiamo indicato la misura presa dal pavimento di partenza al sofitto.

Quest'ultima misura è necessaria in almeno due casi: il primo caso si ha quando il foro soletta non è (e non può essere) grande quanto le dimensioni in pianta dell'intera scala, e quindi si deve verificare che una persona, salendo, non rischi di toccare il sofitto con la testa. Il secondo caso si ha quando si voglia fare la scala più larga nel tratto precedente all'attraversamento della soletta e dunque, si deve stabilire fino a che altezza la scala può essere più larga e che altezza massima avrà la ringhiera in quella zona (quella che rimane tra la scala allargata e il soffitto).

L'ultima misura utile è quella dello spessore della soletta (sempre compreso lo spessore della pavimentazione) che serve anche per determinare gli ancoraggi (della scala) all'arrivo.

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Struttura portante:

Le nostre scale si possono definire autoportanti e quello che le rende tali sono quegli elementi che hanno la funzione di sostenere l'intera scala e che possono essere di diverse tipologie:

Nel primo esempio la struttura portante è costituita dal monotrave centrale, che è l'elemento che sorregge l'intero peso della scala e che viene poi ancorata ai muri perimetrali. Ma anche i supporti dei gradini in ferro (a cui sono poi appoggiati e fissati i gradini veri e propri) sono appendici e parte di questa stessa struttura portante.

Nel secondo esempio la struttura portante principale è data dalla monofascia laterale in Acciaio INOX, ma a portare il tutto sono anche i distanziatori in acciaio inox posti tra i gradini. In questo caso anche la ringhiera stessa contribuisce irrigidendo il tutto.

Nel caso di una scala a chiocciola la struttura portante è costituita da un palo centrale in tubo di ferro, che attraversa l'intera scala in verticale, e in cui vengono "infilati" quelli che noi chiamiamo i bussolotti distanziatori (che possono essere in metallo o legno) alternati ad un gradino a piede d'oca. Questi bussolotti sono quelli che fermano e sostengono i gradini con l'aiuto fondamentale del palo centrale (che quindi rimane nascosto).

E se per esempio abbiamo una scala costituita da un unica lamiera metallica (di adeguato spessore) piegata e saldata in modo da ricavarvi la forma dei gradini, la scala stessa è praticamente un'unica struttura portante

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Ringhiera:

La ringhiera è quell'elemento della scala che ha la funzione di proteggere le persone da cadute accidentali. Una ringhiera viene posta sui lati della scala esposti al vuoto (quando si parla di scale per interni, è di solito il solo lato che guarda verso la stanza) e con la stessa funzione viene posta anche all'arrivo, quando il foro soletta è sprotetto. Oppure può essere installata sopra un soppalco ecc. In entrambi gli esempi (sopra proposti) la ringhiera è del tipo a correntini (un tondino in acciaio inox di circa 8-10 mm di diametro, che segue l'inclinazione della scala) con dei piantini verticali distanziati tra loro e messi a reggere sia i correntini che il corrimano (chiamato talvolta passamano).

Sebbene questo tipo di ringhiere (a correntini) siano molto usate negli ultimi anni, le ringhiere possono essere le più varie, come si può vedere anche qui.

Se guardiamo ad esempio questa galleria dove sono fotografate ringhiere di diversi anni fà, la ringhiera viene detta a colonnette verticali (che stanno tra un corrimano superiore e un sottocorrimano inferiore) e quegli elementi verticali più grossi, che iniziano e terminano la ringhiera, sono detti caposcala.

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Larghezza della scala (e larghezza utile):

Se guardiamo frontalmente, come per salirci, il rampante principale, avremo che l'occupazione reale  della scala coincide con la larghezza massima presa da un lato esterno all'altro. Questa misura deve comprendere anche l'occupazione della ringhiera (specie nel caso sia fissata all'esterno) e comunque arriva spesso fino al lato esterno o dei piantini o del corrimano, perchè di solito sono quegli elementi della ringhiera (e quindi della scala stessa) che sporgono di più.

In fase progettuale, questa larghezza massima, viene limitata sia dalla dimensione del foro soletta preesistente che dal fatto che intorno alla scala c'è normalmente bisogno di un pò di aria (spazio) sui lati a muro, e specialmente intorno al corrimano quando questo attraversa la soletta (per permettere di far passare le dita della mano). Se il foro però non è ancora presente e si vuole una determinata larghezza utile (vedi sotto) allora potreste valutare di consultarci al riguardo (fatto salvo che per forare una soletta c'è poi sempre bisogno di un tecnico).

Per 'larghezza utile' noi intendiamo la larghezza reale di passaggio della scala, che di norma corrisponde alla larghezza del gradino meno l'occupazione della ringhiera. Occupazione che varia a seconda della soluzione adottata. Nel primo esempio la ringhiera è fissata ai bordi esterni dei gradini ma il corrimano rimane interno alla scala, quindi la larghezza utile è la larghezza del gradino meno i pochi centimetri occupati dal corrimano e della relativa mensolina di fissaggio.

Considerato poi che di fatto una persona può tranquillamente passare anche in meno di 60 cm, abbiamo che di norma una scala larga sui 80-90 cm è una scala giusta e che permette di lasciar passare agevolmente anche una seconda persona, mentre una scala che supera i 100-120 cm è già una scala che si può definire importante.

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Foro soletta (o foro di passaggio della scala):

E' il vuoto che viene creato nella soletta di arrivo per permettere il passaggio della scala. Lo spazio che viene aperto deve tener conto sia del fatto che salendo la scala una persona deve poter passare senza andare a toccare il soffitto con la testa (vedi anche qui) che della larghezza desiderata e consigliabile per un certo tipo di scala. A tal riguardo consigliamo di chiedere un parere anche a noi.

Possibili restrizioni alla dimensione del passaggio possono venire dalla struttura portante della soletta (travature) che possono limitarne l'apertura. Se la scala viene richiesta a seguito di una ristrutturazione (o modifica dell'abitato) dovrete avvalervi della consulenza di un tecnico (geometra, ingegnere e di una impresa edile) che sappia dirvi dove è possibile forare e per che dimensioni.

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Vano scala: 

E' tutto lo spazio dove alloggia (o alloggerà) la scala comprensivo delle pareti che lo delimitano. Le dimensioni e la forma del vano, insieme a quelle del foro soletta, determinano di conseguenza la forma e la dimensione della scala.

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Tromba della scala:

Se per esempio immaginiamo una scala con pianta base ad "U" con due rampe parallele (e naturalmente in direzioni opposte) la tromba della scala è lo spazio vuoto che rimane tra le due rampe. Più semplicemente, se prendiamo il caso di una scala elicoidale, la tromba della scala è il vuoto centrale.

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Sottoscala:

Il nome lascia subito intuire che si tratta dello spazio, solitamente vuoto, che si trova al di sotto di una scala. Questo spazio può essere sfruttabile per metterci del mobilio oppure vi si potrebbe realizzare un ripostiglio come nell'esempio di questa scala già vista in precedenza.

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